dall'8 al 19 settembre ore 18:30

Dopo il successo di Guerra e pace all’Orto Botanico dello scorso anno, e agli appuntamenti estivi de I giardini della poesia, un nuovo ciclo di letture che passa dalla Russia di Tolstoj al Sud America di Márquez.
Le vicende delle sette generazioni della famiglia Buendìa in una maratona che vede Sandro Lombardi affiancato ogni sera da un’allieva o un allievo provenienti dalle scuole di teatro del territorio.
Ad accogliere la storia dell’immaginaria cittadina di Macondo sarà il Cortile dell’Accademia di Belle Arti di Firenze (via Ricasoli, 66).

Biglietto singola lettura: 2€ | abbonamento per tutte le serate: 10€
acquistabili direttamente la sera all’ingresso del cortile
in caso di maltempo la lettura si svolgerà all’interno

Calendario degli appuntamenti

Narratore: Sandro Lombardi

venerdì 8 settembre
1° puntata
lettrice ospite: Matilde Zavagli

sabato 9 settembre
2° puntata
lettore ospite
: Francois Meshreki

domenica 10 settembre
3° puntata
lettore ospite: Niccolò Tacchini

lunedì 11 settembre
4° puntata

lettore ospite: Nicola Morucci

martedì 12 settembre
5° puntata

lettrice ospite: Anna Viola Fantini

mercoledì 13 settembre
6° puntata

lettore ospite: Federico Serafini

giovedì 14 settembre
7° puntata

lettrice ospite: Ginevra De Donato

 venerdì 15 settembre
8° puntata

lettrice ospite: Laura Vincitorio

sabato 16 settembre
9° puntata

lettore ospite: Francesco Tozzi

domenica 17 settembre
10° puntata

lettrice ospite: Valentina Simoncini

lunedì 18 settembre
11° puntata

lettore ospite: Francesco Paci

martedì 19 settembre
12° puntata

lettori ospite: Matilde Piroddi e Alessandro Pocek

Cent’anni di solitudine inaugurò in Italia la grande stagione della letteratura sudamericana, grazie all’intuito editoriale di Giangiacomo Feltrinelli. Il romanzo racconta Macondo, città immaginaria della Colombia: un microcosmo sconvolto da catastrofi bibliche, devastato dalla follia degli uomini e scosso da mille piccoli drammi o gioie quotidiane. A Macondo si arriva «attraverso nebbiose gole, tempi riservati all’oblio, labirinti di delusione». Grazie al suo isolamento, la città conoscerà prima l’età d’oro dell’ingenuità, i tempi felici del meraviglioso. I soli legami con l’esterno sono dati da una tribù di zingari che ogni anno arrivano portando svariate mercanzie e il cui capo Melquiades, a un tempo Mefistofele e Nostradamus, annuncia profezie, che varie generazioni di Bunedía cercheranno di decifrare. Alla fine queste si riveleranno come la storia del secolare sprofondamento di Macondo. I tempi d’oro sono ormai un lontano ricordo, Macondo scompare nel nulla, i suoi abitanti vengono colpiti da un’insonnia che provoca un’amnesia collettiva, e questa li costringe a scrivere su ogni oggetto il suo nome.

Visionario e profondamente lirico, Cent’anni di solitudine si avvale di un linguaggio lussureggiante, profondamente evocativo, generatore di episodi e personaggi che sfiorano la dimensione ebbra e sognante del delirio.