di Giovanni Testori
drammaturgia di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi
regia di Federico Tiezzi
con Francesco Colella, Marion D’Amburgo, Iaia Forte, Sandro Lombardi, Alessandro Schiavo, Caterina Simonelli, Massimo Verdastro, Debora Zuin
scene di Pier Paolo Bisleri
costumi di Giovanna Buzzi
luci di Gianni Pollini
maestro di canto Francesca Della Monica
regista assistente Giovanni Scandella
produzione
Compagnia Sandro Lombardi
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Teatro Stabile di Torino
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Paolo Grassi, 26 ottobre 2010
Su un palcoscenico di fortuna, da supporre in qualche quartiere non proprio ‘bene’ di Milano, un Maestro all’antica, si affanna a far interpretare a un gruppo di attori scalcagnati nientemeno che il capolavoro di Manzoni. Così iniziano I promesi sposi alla prova, testo con cui nel 1984 Giovanni Testori, dopo le riscritture da Shakespeare e Sofocle, approda a questo traguardo. Interesse principale dell’autore è quello di fare del romanzo uno ‘specchio’ in cui riflettere i suoi ‘anni tribolatissimi’ che, a ben vedere, sono anche i nostri. Quante pesti ci affliggono! Quella del degrado ambientale, dell’indurimento dei cuori, dell’omologazione delle coscienze, dell’allontanamento graduale dalla realtà, dell’incapacità di vedere la trasformabilità della società. Soprattutto la peste della chiusura alla diversità, alla comunicazione, al mondo, all’amore. Ed è al desiderio di aprire gli occhi sulla realtà, che gli interventi testoriani si appigliano per dissezionare i nuclei narrativi originari e ricomporli in parabole insieme sceniche e morali.
A differenza delle reinvenzioni scespiriane, sin dal titolo segnalate da una deformazione linguistica (L’Ambleto, Macbetto), in questo caso resta intatta, quasi fosse intangibile, la formula manzoniana; vi si aggiunge solo la specificazione: ‘alla prova’. In queste due parole sta non solo l’indicazione che il romanzo verrà spinto nel teatro; ma anche l’immensa portata dell’intera opera, e forse dell’intera vita, di Testori: la verifica dei propri amori, delle passioni umane e culturali: ‘mettere alla prova’… Del resto, il ‘mettere alla prova’ è, in tutti i sensi, il cuore del lavoro registico e attoriale, nel doppio senso di ‘mettere in prova’ la praticabilità teatrale di un testo o di un’ipotesi scenica, e di ‘verificare’ la sua tenuta in una situazione storica mutata. E su queste premesse si basa il lavoro di Tiezzi: non una spiegazione del romanzo ma, come desiderava Testori, una ‘lezione e un monito’ perché I Promessi Sposi sono ‘il romanzo della storia, e il popolo incarna questa storia nella libertà più assoluta’.