Il pappagallo verde

di Arthur Schnitzler
drammaturgia Federico Tiezzi e Fabrizio Sinisi

con gli allievi del Teatro Laboratorio della Toscana
attori Ugo Benini, Lisa Capaccioli, Valentina Cardinali, Nicola Ciaffoni,
Elisa Giovannetti, Alessandro Marini, Marta Paganelli, Matteo Romoli,
Caterina Simonelli, Jacopo Squizzato, Anna Tereschenko, Luca Terracciano,
Valentina Vandelli, Andrea Volpetti

a cura di Federico Tiezzi
scenografo Gregorio Zurla
costumi SlowCostume
preparazione vocale e musicale Francesca Della Monica
lavoro sul testo Sandro Lombardi
spazio e movimento Giovanni Scandella

produzione
Teatro Laboratorio della Toscana / Compagnia Lombardi-Tiezzi
con il sostegno della Regione Toscana
e in collaborazione con Associazione Teatrale Pistoiese

Prima rappresentazione: Pistoia, Piccolo Teatro Mauro Bolognini, 11 dicembre 2014

Dal 2014 il Teatro Laboratorio della Toscana – un progetto regionale di alta formazione per attori, ideato e diretto da Federico Tiezzi – approda a Pistoia. Si riprende così la collaborazione tra l’Associazione Teatrale Pistoiese ed uno dei maggiori registi del Teatro italiano (nella scorsa stagione ospite al Manzoni con Non si sa come).

Il pappagallo verde è una delle prime dimostrazioni pubbliche del Laboratorio a Pistoia.

Il luogo è una taverna dei bassifondi parigini; i suoi avventori sono ladri, pazzi, incendiari, truffatori e assassini. Non si tratta, però, di reali delinquenti: bensì di attori. Sotto la guida dell’oste-regista Grasset, un’ex-compagnia teatrale in crisi ha inventato un nuovo, particolarissimo teatro: una locanda dove i nobili della migliore aristocrazia francese possono assaporare senza alcun rischio il brivido del contatto con la plebe e la criminalità cittadina. La locanda è “Al pappagallo verde”, e il tempo in cui Schnitzler vi ambienta la sua vicenda non potrebbe essere più significativo: il 14 luglio 1789, giorno della presa della Bastiglia.

Scritto nel 1899,  Il pappagallo verde porta già in sé tutti i fermenti che si ritroveranno nei capolavori schnitzleriani degli anni a venire, dal Sottotenente Gustl alla Signorina Mizzi fino al celebre Doppio sogno: la precarietà della realtà, la forza trasfigurante della fantasia e dell’arte, l’orizzonte tragico del sentimento amoroso. Ma Il Pappagallo verde porta in sé un’ulteriore peculiarità: quella di rappresentare (tema stranamente raro nella storia del teatro, che fa di questo testo l’eversivo contrappeso di quell’altro cupo ritratto che è il Marat/Sade di Peter Weiss) l’irruzione della Rivoluzione Francese: con i suoi furori e le sue ribellioni, ma anche le sue ombre, i suoi falsi movimenti, i suoi rimorsi. Soprattutto, Il pappagallo verde è una sottile e astuta commedia, che mette al centro l’esistenza vista nella sua dimensione di spettacolo, di autorappresentazione, in una continua e strepitosa confusione fra vero e falso, fra il teatro e il suo doppio.