ISTITUTO DI RICERCA
PER LA DRAMMATURGIA
E L’ARTE DELL’ATTORE
L’Istituto per la Drammaturgia e l’Arte dell’Attore nasce da una consapevolezza: sta tramontando – se non è, forse, già tramontata – la stagione dei Classici. Un tramonto che deve intendersi non come la fine della “validità” del classico, ma piuttosto di quella automatica autorevolezza che esso esercitava sul pubblico, sugli operatori, sugli artisti. Oggi il Classico non è più un monumento che necessita da parte degli artisti del teatro una costante, fervida e meticolosa manutenzione creativa, ma una fonte di attivazioni e inneschi del contemporaneo che restano in potenza fino a quando non si vada, attraverso percorsi più tortuosi e segreti, a scoprirli.
Questo Istituto di Ricerca nasce quindi con questo primario e ambizioso intento: affrontare ciò che è Classico – nel senso più vasto e anche ambiguo possibile – non con le armi della filologia, ma con quelle della riscrittura contemporanea. Nelle intenzioni dell’Istituto, il classico diventa il luogo delle intersezioni, degli incroci, delle contraddizioni e delle contaminazioni. L’Istituto, guidato da Federico Tiezzi, da Sandro Lombardi ai quali si affiancherà il giovane pluripremiato scrittore Fabrizio Sinisi, il cui lavoro e’ nato e si è sviluppato all’interno del Teatro Laboratorio della Toscana, si avvale di una costellazione di collaborazioni che hanno il compito di mettere in connessione vari e diversi linguaggi artistici quali la musica, la danza e l’arte visiva. L’Istituto si pone evidentemente come spazio di verifica privilegiato per questa ipotesi, ambendo a diventare per il contemporaneo ciò che fu un tempo la Bottega Teatrale di Vittorio Gassman a Firenze e ciò che è oggi la Scuola Holden di Alessandro Baricco a Torino: un cantiere sempre aperto dove le arti della scrittura (teatrale e letteraria senza distinzione) e quelle dell’arte figurativa e visuale, della musica e della danza incontrano il lavoro dell’attore nel segno di un teatro che oltrepassa i singoli generi.
Com’è chiaro, l’accento dell’Istituto di Ricerca è messo sulla scrittura – anzi, sulle Scritture: l’attore verrà messo in condizione di collaborare non solo con i più affermati registi e i nuovi giovani drammaturghi già protagonisti della nuova stagione, ma anche con i narratori, i poeti e gli artisti più importanti della scena nazionale, che verranno invitati alla riscrittura di alcuni grandi classici, fornendo un nuovo e inedito spazio d’interpretazione e di comunicazione. L’attore stesso verrà chiamato a ricreare e “riscrivere” il proprio testo, nella consapevolezza che l’attore non può più permettersi il lusso dell’essere un semplice interprete, ma deve diventare a sua volta creatore e collaboratore della propria drammaturgia.
È infatti questo il secondo punto del progetto istituzionale: lavorare su una nuova idea dell’attore – un attore capace di sviluppare un proprio autonomo percorso artistico, che assume in sé tutte le competenze teatrali. Non più esecutore ma – per dirla con la felice e finora spesso utopica espressione di Gilles Deleuze – “macchina di linguaggio”. Il teatro non è il luogo dell’intrattenimento ma, come scriveva Schiller, il laboratorio del linguaggio di un paese, e questo dovrebbe essere l’Istituto: una fucina del linguaggio, un luogo di elaborazione, innovazione e trascrizione della parola nuova.
Il percorso dell’Istituto nel 2025 accoglierà, oltre al percorso attoriale, un lavoro di formazione dedicata alla drammaturgia. All’interno di un mondo teatrale che sempre di più tende a mescolare diverse competenze e discipline, si vuole costruire figure di drammaturghi che siano anche capaci di scrivere e lavorare su un testo – che si tratti di un’opera ex-novo o di adattamenti e riformulazioni di testi altrui. Pertanto, una parte del nucleo di partecipanti al corso verrà individuata e selezionata sulla base delle competenze drammaturgiche: a questi drammaturghi verrà chiesto di collaborare al percorso didattico – che coinvolgerà sempre e comunque l’intera classe – non solo nell’aspetto attoriale, ma anche nell’ambito della scrittura.
L’intera parte di formazione drammaturgica avrà una durata da stabilire (metà delle quale da operarsi in project-work, ovvero nello sviluppo individuale dell’agenda artistica costruita durante le lezioni in presenza), e si svolgerà sotto la tutela dello scrittore Fabrizio Sinisi e di altri docenti del corso. Si affiancheranno al laboratorio alcune presenze tra i più importanti scrittori della scena letteraria nazionale: Nicola Lagioia, Stefano Massini, Loredana Lipperini e Walter Siti.
Ai tre drammaturghi, in collaborazione con l’intera classe, e con l’ausilio degli scrittori invitati verrà chiesto in particolare di riflettere e lavorare sulla drammaturgia di Euripide.
Euripide è infatti, rispetto ai precedenti Eschilo e Sofocle, l’autore che si distacca più bruscamente dal fondo etico e religioso greco, compiendo una generale rilettura dei miti, in un’operazione di laicizzazione e individualizzazione dell’apparato misterico classico. In Euripide, come ha scritto una volta Jung, “gli dèi sono diventati malattie”. La sua visione del mondo lo rende estremamente contemporaneo: Euripide è un autore che scrive a cavallo tra due tempi, due epoche, nella transizione tra due mondi: il che lo rende particolarmente fecondo per una rilettura contemporanea. E possiamo affermare che il “dramma borghese” che avrà tra i suoi grandi drammaturghi Ibsen Strindberg e Pirandello nasce proprio con lui nel V secolo a.c.
Euripide è una materia vastissima, che verrà affrontata attraverso un punto di vista specifico: quello delle sue eroine femminili. Sulla scia delle riletture mitiche del poeta Ghannis Ritsos, i drammaturghi potranno riflettere sulle figure femminili della drammaturgia di Euripide – da Medea ad Elettra, da Alcesti a Ifigenia – reinventandone identità, linguaggio e collocazione. Una particolare attenzione verrà riservata al rapporto con la guerra e la generale idea di conflitto, inquadrando le donne euripidee come paradigma alternativo a quello canonico maschile.
I drammaturghi, sempre in osmosi con l’intera classe, dovranno ripensare e ricollocare alcune di quelle figure nel contemporaneo, trovando loro nuovo posto, nuovo contesto e nuova voce. Se da un lato questa pratica permetterà di scoprire la storia e la tradizione delle riscritture del mito – un percorso affascinante che arriva dalla letteratura classica sino a noi – dall’altro la riscrittura permetterà di usare il mito greco come filtro per re-immaginare l’attualità in una modalità diversa da quella della cronaca, secondo quella forma di conoscenza specifica che solo il teatro può fornire
Il principio che sta alla base di questo progetto drammaturgico e registico dedicato a giovani attori, usciti dalle maggiori scuole di teatro, è quello di creare opportunità di crescita e viaggio per giovani drammaturghi in contatto e osmosi con un gruppo di attori, per immergersi nel nucleo poroso, osmotico del teatro, in grado di espandere i loro orizzonti creativi. L’idea è quella di formare una generazione di nuovi attori e drammaturghi in grado di integrare culture teatrali totalmente differenti fra loro, con lo scopo di rinvigorire il piano testuale drammatico dell’arte teatrale grazie alla contaminazione con differenti linguaggi: dalla letteratura alla poesia alla musica.