Io, Arturo Martini – morte della scultura

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FIRENZE
In collaborazione con Teatro Laboratorio della Toscana / Compagnia Lombardi-Tiezzi
con il sostegno di Regione Toscana e Comune di Firenze

 Io, Arturo Martini
morte della scultura

un progetto di formazione alle arti della scena diretto da
Federico Tiezzi

da un’idea di Mauro Pratesi
drammaturgia di Fabrizio Sinisi
regia a cura di Francesco Torrigiani

attori
Dario Battaglia Giovanni Comisso
Francesca Gabucci Scultura
Luca Tanganelli Arturo Martini

scene
Corso di Scenografia
Alice Campanini, Viola Becherini, Ilenia Pompei

coordinamento
Francesco Givone, Chiara Lambiase, Alessandro Cutrì

costumi
Teatro Laboratorio della Toscana

luci
Gianni Pollini
con gli allievi di Scenografia

musiche originali
David Antúnez Rodríguez – Quattro soffi di pietra
per voce femminile e due percussionisti

In collaborazione con WARM – Workshop on Artistic Research in Music
un progetto internazionale di: Conservatorio L. Cherubini – Firenze, Conservatorio G. Verdi – Milano, Orpheus Instituut – Gent (B), Luca Cenderelli, Samuele Banchini, Jici Liu – percussioni


Prima rappresentazione a porte chiuse: Firenze, Teatro Niccolini – 4 Maggio 2021

Proiezione video: Firenze, Cinema La Compagnia – 12 Maggio 2022

Prima rappresentazione aperta al pubblico: Firenze, Teatro Niccolini – 17 Dicembre 2022

   “Un demonio che passeggia sulle rovine”: è questa la definizione che lo scultore Arturo Martini, in una delle sue lettere, dà di se stesso. Dal Veneto della giovinezza alla Milano degli anni Trenta, passando per infinite peregrinazioni fra la Liguria, Venezia, Roma e la Francia, la vita di Martini è sempre stata all’insegna di una continua irrequietezza e di un’insanabile insoddisfazione. Il paesaggio che la sua voce ci racconta nelle lettere è quello desertico di una terra desolata: un teatro di macerie dove solo l’atto dell’artista può riscattare nella bellezza l’insignificanza della Storia.

  

   Arturo Martini ha avuto un amico e sodale fin dagli anni dell’infanzia: il celebre scrittore Giovanni Comisso, che con Martini condivideva anche la provenienza trevigiana. Tutto il tortuoso percorso di Martini è costellato dalla presenza intermittente dell’amico. Sarà proprio la voce di Comisso, ripresa dai suoi diversi scritti sull’amico, a dialogare con i testi martiniani, ripresi dalle lettere autografe e dai numerosi saggi, a testimoniare non solo la biografia di un artista fra i maggiori del Novecento italiano, ma la storia di un’amicizia.

 

   Quello che affiora da questo “dialogo a distanza” è forse un’idea dell’arte tanto commovente quanto liberatoria: la scultura come strada di una rappresentazione dell’umano più autentica e contemporanea. Questo “ritratto in movimento” di Arturo Martini mostra la parabola di una vita dedicata interamente all’arte, in tutte le sue miserie e i suoi splendori, nell’ostinata convinzione che solo l’arte possa collocare l’uomo nel mondo, restituirgli tutta la dignità che continuamente la storia cerca di sottrargli.